Il borgo più dipinto d'Italia: Satriano di Lucania
Giungiamo a Satriano in corriera durante il raduno Giros 2019 e , a darci il benvenuto, troviamo una maschera del carnevale di Satriano. Le maschere tradizionali, che compongono il carnevale, sono tre: l'orso, l'eremita, la quaresima.
Il Rumita (eremita) è un uomo vegetale, albero vagante, maschera silente che l’ultima domenica prima del martedì grasso gira tra le strade del paese strusciando il fruscio (un bastone con all’apice un ramo di pungitopo) sulle porte delle case. E’ il suo modo di bussare. Chi riceve la visita del Rumit rispetta il suo silenzio e in cambio di un buon auspicio dona qualcosa, generi alimentari o pochi spicci. Le interpretazioni nei secoli di questa figura misteriosa sono cambiate. Oggi il Rumita serve a lanciare un messaggio ecologista universale: ristabilire un rapporto antico con la Terra per rispettare gli uomini e le donne che la abiteranno in futuro.
clicca qui per il video con la nostra Guida del Parco Nazionale
Entriamo in Satriano e la nostra guida del Parco Nazionale dell'Appennino Lucano, ci fa meglio comprendere le origini di questa ormai tradizione dei murales. In seguito al terremoto dell'Irpinia del 1980, il paese fu gravemente danneggiato e negli anni successivi, la ricostruzione avvenne a volte in modo non troppo regolamentato e sorse qualche bruttura per le poche risorse e la necessità di ricostruire più in fretta possibile. Nel 1987 si decise di coprire queste brutture dipingendole e da allora si contano, tra Satriano e i borghi vicini, 495 murales. Così è nata la Valle più dipinta d'Italia.
I murales sono a tema e ogni anno il tema cambia: tradizioni, favole, prodotti della terra, soggetti religiosi. Così nella nuova piazza realizzata qualche anno fa, il tema è il Moccio degli Abbamonte.
E' una delle leggende satrianesi più raccontata in paese.
Una coppia, non potendo avere figli, decise di costruirne uno con sangue e farina.
Col passare degli Anni, questo “Moccio” diventava sempre più vivace e dispettoso, cosicché i genitori lo rinchiusero in una stanza. Questi riuscì a venirne fuori e la coppia così decise di disperderlo “Pietra del corvo”.
Dopo qualche giorno il “bimbo” riuscì a tornare a casa e i genitori, stanchi di lui lo murarono vivo.
Da allora la stanza dove si trova il “Moccio” non è più stata ritrovata e per questo motivo questa leggenda, tutt'ora, viene raccontata ai bambini del paese che, ascoltano pietrificati il terrifico racconto.

In un'altra piazza, il tema dell'anno era il peperoncino. Interessante, a mio avviso, l'interpretazione alla Picasso del tema: Guernica piccante!


Altri racconti e fiabe in questi altri murales che mi hanno impressionato
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Concludo con qualche altra immagine di Satriano di Lucania, dove siamo stati accolti e riparati in Municipio durante uno scroscio di pioggia.








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Entriamo in Satriano e la nostra guida del Parco Nazionale dell'Appennino Lucano, ci fa meglio comprendere le origini di questa ormai tradizione dei murales. In seguito al terremoto dell'Irpinia del 1980, il paese fu gravemente danneggiato e negli anni successivi, la ricostruzione avvenne a volte in modo non troppo regolamentato e sorse qualche bruttura per le poche risorse e la necessità di ricostruire più in fretta possibile. Nel 1987 si decise di coprire queste brutture dipingendole e da allora si contano, tra Satriano e i borghi vicini, 495 murales. Così è nata la Valle più dipinta d'Italia.
I murales sono a tema e ogni anno il tema cambia: tradizioni, favole, prodotti della terra, soggetti religiosi. Così nella nuova piazza realizzata qualche anno fa, il tema è il Moccio degli Abbamonte.
E' una delle leggende satrianesi più raccontata in paese.





In un'altra piazza, il tema dell'anno era il peperoncino. Interessante, a mio avviso, l'interpretazione alla Picasso del tema: Guernica piccante!


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Concludo con qualche altra immagine di Satriano di Lucania, dove siamo stati accolti e riparati in Municipio durante uno scroscio di pioggia.







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