Napoli: il Cristo velato


Questo è un post senza foto, mi dispiace. Nel luogo di cui voglio parlarvi, non sono ammesse foto e per principio, non mi piace fotografare se non si può e tantomeno prendere foto in giro per il web fatte da altri, tutto quello che vedete è mio o di Mariacristina. Questo alimenterà ulteriormente l'alone di mistero che da sempre ha accompagnato questa opera assieme alla vita del suo committente. Ma è giusto così, questa opera, più di tante altre, va vista da vicino, andrebbe respirata, anche se non ci si può avvicinare più di tanto. Se guardate le foto dei siti ufficiali, anche della stessa Cappella dei Sansevero, la scultura è quasi sempre ripresa da lontano, non si capisce a cosa ci si troverà davanti. Il Canova, e dico Canova, quando la vide disse che avrebbe dato 10 anni di vita per essere lui l'autore di tanta magnificenza.





Forse qualcuno me l'aveva accennato sapendo della mia visita a Napoli ma, ammetto la mia ignoranza, non conoscevo questa opera. Ma non ne avevo mai sentito parlare per Tv o altre fonti e si che non mi ritengo un non interessato alle cose belle. E quando abbiamo deciso di entrare in questo museo privato e ci siamo trovati davanti alla scultura, l'inaspettato è stato fonte di ulteriore meraviglia e stupore. Passare con lo sguardo le forme del corpo del Cristo, un corpo che ha sofferto, ora rilassato nell'abbraccio della morte, pur notando i punti di sofferenza, di ferite, piaghe, spine. Ma tutto questo è sotto un velo che ricopre tutto il corpo, velo di marmo, ma etereo, trasparente, marmo che lascia intravvedere il corpo al di sotto. Le pieghe del velo scendono lungo il corpo, ma nei punti dove si appoggia di più, come il volto, le forme risaltano ma capendo sempre che sopra c'è il velo. Una magia che lascia senza parole, la mente umana vacilla difronte alla possibilità di come l'autore possa aver fatto a realizzarla. E' un dubbio che ha accompagnato per secoli questa opera del napoletano Giuseppe Sanmartino, che di certo non gode della notorietà di Canova, di Michelangelo ma per alcuni aspetti e molti critici, ha eseguito un'opera che può essere considerata tra le migliori, se non addirittura la più grande, opera scultorea mondiale. La leggenda che l'ha accompagnata maggiormente è quella che, essendo il Principe di Sansevero un noto alchimista, avesse compiuto un esperimento di marmorizzazione, tesi sostenuta per oltre duecentocinquant’anni, da viaggiatori, turisti e perfino alcuni studiosi, increduli dinanzi alla trasparenza del sudario.





L'opera si trova al centro della cappella museo, attorniata da molte altre opere scultoree sulle pareti e sull'altare. La nascita della cappella, va fatta risalire ad un evento miracoloso, la comparsa di un quadro della Vergine a seguito di un crollo, immagine ora sul fondo dell'altare. La visita della cripta fa conoscere un po' di più la personalità del Principe/alchimista. Anche qui una "installazione" la chiameremmo oggi, corpi umani mummificati che presentano tutti gli organi interni e il sistema circolatorio. Fino a qualche decennio fa , la mummia della donna aveva ai suoi piedi anche un feto che è stato trafugato. Si pensava fossero state iniettate sostanze all'interno delle arterie che avrebbero metallizzato o conservato il sistema circolatorio, ma sembra più probabile che il tutto sia una ricostruzione certosina con cera e altri materiali ma, denotando una conoscenza incredibile del corpo umano per l'epoca della sua realizzazione.





E' stata una visita nel mistero e nell'occulto, forse indotto, che lascia meno spazio all'effettiva realtà, vale a dire ad un viaggio attorno alle opere e ricerche di un grande scienziato qual era il Principe di San Severo.






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