La Grande Rogazione di Asiago


Ad Asiago, ogni anno, si ripete un rito antico e suggestivo, quello della Grande Rogazione.

Il "Giro del Mondo", come viene chiamato dagli altopianesi, si tiene il sabato precedente la domenica d’Ascensione.

Sono le 5 e sono giù al  portone di Cri. Ho fatto il solito squillo ma, niente non scende. Continuo a chiamare con il cellulare, suona, suona, suona: " Pronto" Risponde una voce cavernosa - "Sono giù che ti aspetto" -"Avevo sentito la sveglia, l'ho spenta e mi sono riaddormentata, pipì, denti e scendo". Sono le 5,20, non ce la faremo mai.

L'autostrada, al contrario di quello che si possa pensare, non è deserta, molti stanno salendo per la Rogazione. Però si viaggia bene, anche su per il Costo nessun intralcio. Sono le 5 e 59 e troviamo parcheggio alla stadio del ghiaccio. Lo zaino, il mangiare c'è, scarponi allacciati. L'aria è fresca, la testa è fredda, per fortuna in tasca della giacca ho il berretto, mi salvo la pelata. Nel mentre ci incamminiamo per la piazza, le campane del Duomo suonano a distesa, la processione si mette in cammino. Ce l'abbiamo fatta.

La Grande Rogazione è una processione religiosa, che da secoli si ripete lungo un cammino, che si snoda nel territorio parrocchiale, attraverso pascoli e sentieri per ben 33 km. In origine  aveva una funzione propiziatoria, cioè veniva eseguita come auspicio per un buon raccolto. Nel 17° secolo, a seguito di un’epidemia di peste, questa processione si trasformò in un rito di ringraziamento per la scampata pestilenza. Si lascia la strada che porta a Gallio e ci si inoltra per i prati. Si abbandonano sentieri tracciati per affondare i piedi nell'erba alta. Chiaramente sono solo i primi che affondano nell'erba alta, gli altri passano come su di un tappeto verde, costellato dai fiori di botton d'oro e dalle alte margherite che stanno punteggiando l'altopiano in questo periodo dell'anno. Nonostante tutto, i piedi sono ben bagnati. Ogni tanto qualche fuga a destra e manca, il richiamo del bosco alla mattina presto è evidente, anche se quando si passa per qualche contrada, gli abitanti sono sempre pronti ad aprire la casa ai bisogni dei pellegrini. Il passaggio lascia una striscia larga 3 , 4 metri sul prato. Viene ancora oggi considerata una benedizione per i pascoli, ma non provate a fare una cosa simile al di fuori della Rogazione, avreste sicuramente qualcuno che vi rincorre con un forcone. Cri ricorda il suo passato, che  è senz'altro più vivo in questa parte del percorso. Suo papà era fotografo ad Asiago. Spettava a lui raccontare con le immagini gli accadimenti del paese, e questa, era una di quelle occasioni. Nessuno poteva rimanere davanti alla croce che iniziava il lungo corteo. Solo al fotografo era concesso e naturalmente a Cri. Per lei è un ricordo dolce dei momenti felici della sua infanzia. Quel piccolo uomo, che era più importante di tutti, lui le regole poteva infrangerle, poteva stare davanti e lei con lui. Pertanto era sempre il più bagnato e così anche Cri. I tre cori , sparsi lungo l'interminabile colonna di persone, intonano continuamente canti di litanie di santi in lingua cimbra. E' un canto costante che accompagna il cammino. I cori si rispondono l'un con l'altro, creando echi e risonanze da una parte all'altra delle vallate percorse.

Si calpestano anche i campi da golf, dove l'andare è piacevole e gli alberi decorativi sono in fiore. Cri ricorda sempre il suo sogno, diventare reginetta del Prunno, il concorso che incoronava, il giorno dopo Ferragosto, la reginetta del bosco, sogno che verrà spazzato via dalla morte del papà. Dopo tre ore circa di percorso, si arriva al Lazzaretto. Una grande radura con una chiesetta sul fondo. Una moltitudine di persone già arrivate, altre che cercano un posto dove stendere le loro coperte e tovaglie. I più fedeli ascoltano la Messa di ringraziamento. Nessuno però tocca cibo prima della fine della celebrazione. E' il primo momento di convivialità comunitaria. Le persone fin qui arrivate sono migliaia. Sono arrivati anche gli anziani, che non riescono più a camminare. Le famiglie li accompagnano per non far mancare loro la festa più importante del paese. E' la festa della comunità cristiana di Asiago, uno dei motivi per cui molti non vorrebbero turisti, è una cosa degli asiaghesi e tanti ritornano anche da lontano. Io sono un forestiero chiaramente, ma sono assieme, o meglio, accompagno, Cri e pertanto posso ottenere il "visto" di regolare. Cri cerca sempre il sasso dove si sedeva  con il papà. Sì perchè nel passato, ma anche adesso, ognuno ha un posto preferito dove si siede tutti gli anni. Ma il sasso di Cri non si vede più, il bosco è cresciuto, ha ricoperto la balza che contornava la piana abbracciando le pietre che prima erano scoperte. Troviamo un posto non occupato e ci sediamo, ormai anche noi ogni anno ci mettiamo qui, metro più, metro meno, è diventato il nostro posto. Il prato diventa un enorme patchwork di plaid colorati. Ognuno ha portato molto di più di quello che gli può servire e si condivide allegramente. E quello che una volta era qualcosa di molto serio e anche una delle poche occasioni per aver la possibilità di conoscersi tra ragazzi e ragazze, ormai è diventato un bel gioco per bambini, e per qualche buontempone, la raccolta delle uova colorate. Nei giorni precedenti la Rogazione, le ragazze preparano delle uova sode, colorate con erbe e fiori di campo, oppure disegnate sempre con colori naturali. Il 25 aprile, giorno di San Marco e della festa dei Cuchi (tradizionali “fischietti” di terracotta colorati), nel passato, i ragazzi regalavano il fischietto alla ragazza che preferivano. Il giorno della Rogazione, le ragazze tenevano l'uovo più bello e forse anche l'unico, per il ragazzo del quale avevano apprezzato il regalo, ed in ogni caso per colui il quale avrebbero preferito come corteggiatore. Ora è chiaramente un gioco, soprattutto per i bambini, o per lo meno credo, altrimenti in confessionale i preti avranno parecchio lavoro!

Solitamente qui si fermava la Rogazione di Cri e del papà. Noi proseguiamo verso le balze del Kaberlaba, dove se è bagnato, qualcuno rischia sempre qualche bella scivolata e non sempre indolore. Infatti, una grandinata improvvisa ci sorprende con chicchi grossi,  lasciando l'erba bagnata e scivolosa.










All'una si arriva a Camporovere. Rompete le righe. Ognuno va a mangiare. Tanti ritornano a casa, tanti in trattoria. Noi ci accampiamo vicino ad un boschetto già sulla via del monte "B". Stendiamo le nostre mantelle a guisa di tovaglia. Mortadella, crudo e cotto, festa anche per le formiche, corsa in mezzo al bosco! Tutto occupato, - " Scusi signora non volevo", ecco un albero libero!

Scorgiamo il crocefisso avanzare, con in testa tutti sacerdoti di Asiago e i fedeli che recitano in continuazione il Rosario. Ci sorpassa vicino al bivio per forte interrotto, ci accodiamo. Saliamo verso il Monte B (Monte Katz). Il punto più duro del giro, quello che mette veramente alla prova chi non è di queste parti. Non tentate di fare come quelli dei cori. Salgono per la ripida balza cantando, senza un minimo accenno di non farcela con il fiato. Cantano e su fino allo spiazzo sulla cima. Qui caffè per tutti. Lo prendiamo anche noi, ma bevendolo ci accorgiamo di qualcosa di strano. " E' appena , appena sporcato con un po' di grappa. Tre litri su trenta. Può berlo anche un bocia". Un po' di coma etilico, ultimo della fila nella discesa. Per fortuna il movimento fa passare presto gli effetti, e per fortuna ci sono ancora molte ore prima di mettermi alla guida, o meglio prima di addormentarmi al volante.

Cominciano i preparativi per l'arrivo ad Asiago. Si raccolgono rametti di larice i quali, con sapienza, verranno intrecciati assieme a fiori di campo, fino a formare una coroncina, che le ragazze porteranno all'ingresso in Asiago e al Duomo.

I cori si fermano davanti le case di Ermanno Olmi, da poco scomparso, e di Mario Rigoni Stern. Intonano i canti della rogazione tra la commozione generale ed in particolare dei parenti scesi in strada a salutare. Dopo l'ultima sosta nel bosco vicino a Gallio, il parroco sale su di un cavallo e procede verso Asiago in sella. Delle persone incredibili, volontarie, si aggregano alla processione. Accompagnano persone meno fortunate, mettendo sicuramente molte più energie di quelle da noi spese in tutto il giorno,  pur di dare un momento di felicità ad altri, perchè anche loro possano sorridere e salutare con un fiore in mano entrando in Duomo.

Oltrepassando nuovamente il primo arco di rami di pino e fiori, passato poco dopo le sei di stamattina, svoltiamo verso l'Ossario. Piove, ma sullo sfondo un arcobaleno sfonda il grigio delle nubi verso l'azzurro del cielo. Ancora poco e poi l'ingresso ad Asiago, stanchissimi, ma colmi di soddisfazione e di gioia.

L'ultimo atto è nel Duomo, dove per ultimi entrano i tre cori, la voce ancora più forte, potente. Salgono tutti sul grande altare che li contiene a fatica. L'emozione è fortissima. Ho visto famiglie intere che piangevano. Forse perchè non c'è più qualcuno con loro come altri anni, o forse perchè,  effettivamente è una cosa che sentono nel profondo, non la vivono come una scampagnata, la vivono come preghiera, ringraziamento, forse dovrei farmi qualche domanda! E' festa, le campane suonano ancora, siamo felici anche noi, non solo per avercela fatta, che tutto sommato è un'inezia, ma per le sensazioni, le emozioni provate. Guardandomi attorno, ho visto persone e colto piccole storie. Ho rivissuto l'infanzia di Cri, la figura del papà. Il condividere, l'avere un posto nel prato della vita. Sostenersi dove si scivola. Vedere che il mondo è buono, che accoglie, che sostiene, che forse dovremmo cambiare e fare della vita una Rogazione costante e tutto sarebbe più semplice.

Ps: al 2020? Ma non è dato sapere. Speriamo di poter fare il ringraziamento come tutti gli anni!










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