Camere d'aria 2020 pt 11. Ritorno a casa


Ieri sera sono arrivato tardissimo, a mezzanotte e mezza. Il viaggio è stato lunghissimo, non tanto per i chilometri, anche se sono sempre stati 820, ma per il traffico, o meglio per il caos. La Liguria è bella, senza dubbio, ma è devastata nelle sue infrastrutture viarie, cadenti e cedenti. Non so quanto, in percentuale, le colpe siano da spartire tra politica e le innegabili difficoltà legate al particolare territorio, ma sta di fatto, che i lavori sono continui su strade e autostrade, rendendo inutili le tre corsie se si viaggia sempre su una. Quando piove, penso che gli abitanti abbiano sempre il terrore di una alluvione, non dev'essere un bel vivere. L'ho constatato il primo giorno, un acquazzone e i fiumi ti mettono ansia e paura. Però, è anche vero, che è stato cementificato tutto il territorio prossimo alla costa. Non scherzavo quando dicevo che non c'è un posticino dove fare la pipì per un ciclista. Chiuso l'argomento giustificazione, del resto annunciata sul post precedente, per non aver fatto il mio dovere di cronista ieri sera, vi lascio con le ultime impressioni su Portovenere. Indubbiamente mi ha affascinato, è veramente carina, e va goduta di mattina all'alba senza una cane per strada , ma i gatti sì!













Apro il mio balcone, che dà sul golfo di La Spezia, che non si vede, è sulla sinistra, nascosta dalla collinetta. Sullo sfondo, lontano 6 km di mare, Lerici adagiata sulla collina. Dietro, una seconda corona di colline, un po' più alte e dietro ancora, a sovrastare il tutto, le Alpi Apuane. Il sole fa capolino dalle cime e comincia a illuminare il mare e poi Portovenere. Ecco il momento per fotografare la murata a mare, con le case tutte variopinte. Non c'è più la ressa di ieri, tutta quella confusione. Ressa tale che, un ragazzo, non essendosi accorto che ero sulla sua strada e si sbracciava e chiacchierava, per poco, non mi spingeva giù in acqua nel porto. Non c'è spiaggia, ma solo massi che costituiscono una diga a protezione del paese. Il pomeriggio di lunedì, era completamente pieno di ragazzi e ragazze, venuti da La Spezia e dintorni, con i loro motorini, per prendere il sole, ma soprattutto per trovarsi. Ora l'atmosfera è irreale, posso assaporare questo luogo, che in questo momento è tutto mio. Solo una piccola barchetta bianca, con un pescatore, che sta uscendo lentamente dal braccio di mare tra Portovenere e l'Isola di Palmaria.

















Osservo i palazzi, alti. Arrivano i netturbini a porre rimedio allo sfacelo del giorno prima, sempre nella speranza che non tiri troppo vento, altrimenti è inevitabile che qualche bottiglia o cartaccia finisca in mare. Qui non posso più stare, in tre siamo troppi! Vado verso la chiesetta di san Pietro, chiusa ovviamente, ma lo spettacolo del mare visto da quel punto, senza vociare e suono di tuffi, è impagabile. Solo qualche gabbiano adulto, infastidito e preoccupato per la mia presenza. Ha i piccoli, a cui badare, fa la voce grossa.

















Posso guardare le targhe poste sulle mura. Una recita: "Grotta Byron. Questa grotta, ispiratrice di Lord Byron, ricorda l'immortale poeta che ardito nuotatore, sfidò le onde del mare da Portovenere a Lerici". Sono alla chiesetta. Le campane della chiesa parrocchiale, più lontana, rintoccano le 7, nello stesso momento, le campane della chiesetta rintoccano l'Ave Maria. E oggi devo tornare a casa?

















Il suono delle campane, mi ricorda di non aver visto la chiesa più in alto, di aver solo scorto il cimitero, a picco sul mare, sotto le mura del castello medievale. Nell'avvicinarmi alla chiesa, in un angolo, sul bordo della scogliera, scorgo una statua di bronzo. Una donna di qualche tempo fa, con lo sguardo rivolto verso il mare, in attesa di vedere un puntino diventare sempre più grande e poter scorgere la sagoma della persona amata, nel frattempo la preghiera rivolta a Dio e al mare, di farlo arrivare in porto sano e salvo. Raggiungo la chiesa, ma subito vengo attratto dal cartello "al castello". Salgo verso la balconata del cimitero, ma poco prima, scorgo due torri. Sembrano di avvistamento contro le scorrerie dei pirati saraceni, ma sono due, ne sarebbe bastata una. Vedo il cartello che spiega tutto: mulini. E infatti , in questo luogo, il vento soffia molto di più che altrove. Sotto c'è la grotta di Byron e la schiuma alzata dalle onde, permane tutto attorno agli scogli e ai grossi massi a riva.

















Il castello è chiuso e devo per forza di cose scendere per la colazione. Passo per la parte alta del paese e discendo lungo una scalinata ripidissima che borda le mura del castello. Tubi del gas esterni fungono da corrimano. Imbocco un caruggio, un gatto nero mi si fa incontro, e mi si struscia sulle gambe. Gli ricordo che sono di Vicenza a voce alta. In quel mentre, da un hotel ricavato chissà come dentro le mura, quasi un antro della sibilla, esce il proprietario. Elegantissimo signore di altri tempi, in un completo color banana, foulard al collo, coloniale in testa, mocassini intrecciati. Ma questo alle 7 e mezza del mattino è già vestito così o deve ancora andare a letto? Mi rincorre per mostrarmi e chiedermi un parere sulla zampina del gatto, che sembra zoppicare. A me onestamente sembra normale e gli rispondo: "Sarà stato un topo birichino!" Mollo la compagnia, che tenta di trattenermi ancora per dirmi ancora qualcosa sulla zampa del gatto.





Colazione, poi via, ultimi 15 km. Un saliscendi già fatto all'incontrario ieri pomeriggio. Volo! Arrivo sul lungomare di La Spezia e incrocio un altro ciclista, mi guarda, alza il braccio e grida : "Grande!!" Beh cosa volete di più, il riconoscimento da parte di chi ha la tua stessa passione e capisce, che sicuramente, hai fatto qualcosa che per te è grande, ti ricompensa nell'intimo. Chiaro , non si va in giro per gli altri, ma per sé stessi. E' stata una prova, un qualcosa mai vissuto prima. Tutto in solitaria, organizzare, esplorare, vincere paure, tante! Non sono un avventato, ma questa volta c'era anche la paura dell'ignoto della malattia da superare, l'emarginazione sociale vissuta in questi mesi, ha creato ancora più barriere. Ma le ho viste cadere, quelle mie, quelle degli altri, che desideravano parlare, raccontare, in quei brevi, ma intensissimi incontri vissuti.









Con la signora Luisa a Pietrabruna, la sua dolcezza e candore nel confessarmi: "a noi vecchi piace raccontare, siamo sempre qui soli". L'artista di Boscomare, Giacomo "Min" Fossati, che mi ha raccontato della sua passione e della sua vita in tutti i mari del mondo. Anche i proprietari dei vari hotel erano bisognosi di contatto umano, anche solo per sapere se, negli altri hotel, adottavano le stesse modalità con il Covid. Tanti altri piccoli episodi con le persone, che forse capivano che eri lì, non per consumare, ma per conoscere, per interiorizzare la terra che stavi scoprendo. Non da cliente/turista, non solo, anche se inevitabile, ma da viaggiatore, che non si ferma mai per portare via qualcosa, che non sia dentro la sua mente, in punta di piedi, senza sporcare, senza disturbare. I numeri: solo 425km e 4800 metri di dislivello, forse 200 m. spingendo..... perchè non ce la facevo!! Grazie a tutti, per l'amore dimostratomi e anche per la pazienza, sempre tanta con questo viaggiatore e navigatore virtuale!






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Commenti

  1. Grande Paolo! Te lo dico anch'io...e grazie per avermi fatto conoscere questa terra stupenda. Io non sono una grande viaggiatrice mi piacerebbe tanto ma non posso. Comunque viaggio con te. Sei diventato i miei occhi. Quindi grazie e buon rientro.
    Ciao

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  2. Ciao Josi, è quasi un'esigenza quella di raccontare quando viaggio. Non posso farlo solo per me. Ci sarà chi capirà, e chi mi prenderà per esibizionista. Io dico invece che è proprio una spinta all'osservare e raccontare, perchè ho capito che, se mi pongo l'obiettivo di raccontare, l'osservazione è completamente diversa, raccolgo più particolari, vado dentro me stesso per ricercare l'emozione, insomma apprendo di più, cerco di più, voglio contattare le persone per capire di più. Un modo completamente diverso di vivere la vacanza, il viaggio. Si ritorna appagati, non c'è nulla che ti possa apparire negativo, aldilà di determinate considerazioni sullo sfruttamento delle cose e delle persone. Ricavare sempre il lato bello, buono e vero di quello che stai vivendo, guardandoti dentro per riconoscere le emozioni, e ricercare nella mente le parole giuste per esprimerle. Grazie di cuore!

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