Camere d'aria 2020. Tappa 5. Cefalù - Solanto


















Quinto giorno del nostro giro in Sicilia. Ore 6:15 Puntalmente mi alzo e corro verso la parte più a est del promontorio di Cefalù per vedere l'alba. La città è ancora immersa nel silenzio e nell'oscurità della notte. Qualche gatto mi viene incontro alla ricerca di qualcosa che non ho. Qualche motorino inizia a passare , qualcuno apre i negozi più mattinieri. Arrivo alla punta verso le 7, ma mi accorgo che non vedrò mai l'alba in quanto, verso est, ci sono delle montagne che coprono il sorgere del sole. Ritorno verso il centro di Cefalù e cerco le strade più isolate e assonnate.





















Dal porto si scorge la luce che aumenta dietro la Rocca, ma il sole arriverà molto più tardi a illuminare la chiesa normanna. Il mare è ancora agitato, ma la sua forza si infrange tutta sulla muraglia che delimita il porto, lasciando l'insenatura dello stesso completamente calma.

















Mi dirigo verso il lavatoio medievale, ma aprirà alle 10, troppo tardi. I ruolini di marcia ci obbligano ad essere in cammino, per la nuova destinazione, prima delle 10, altrimenti rischiamo di arrivare col buio, com'è successo il primo giorno. Punto allora verso la Rocca o perlomeno, al sentiero più basso da cui poter cogliere degli scorci dei tetti del paese. Il susseguirsi di scale e vicoli mi ricorda molto Dubrovnik.

















Le strade cominciano ad animarsi. Per me è giunta l'ora di rientrare per far colazione e ripartire. Recuperiamo le nostre biciclette, carichiamo i bagagli.









Controllo la mia telecamera che non vuole sentirne di partire ai miei comandi vocali, fino a che non le do i comandi con inflessione siciliana e allora parte, grandi risate! Seguiamo il lungomare pensando sia la strada giusta direzione Palermo, ma così non è, il lungomare termina, senza alcuna uscita. Torniamo sui nostri passi, fino a trovare una stradina che ci permette di recuperare la strada statale 113. Oggi è molto trafficata.









Fortunatamente, dopo qualche chilometro, una strada parallela, ci permette di pedalare in tranquillità per più di 10 km, dandoci anche la possibilità di una puntatina sulla spiaggia.









Riprendiamo la statale e da li a poco, incontriamo le rovine di Himera, città greca fondata circa nel 650 a. C. Il museo è chiuso essendo lunedì. Ci accontentiamo di alcune foto da fuori del recinto.La città fu rasa al suolo dai cartaginesi e i suoi abitanti sacrificati. La sua estensione dev'essere vastissima e praticamente tutta da scoprire. Alcuni rinvenimenti recenti di una necropoli che si estende per circa 3 km in lunghezza, la cui esplorazione è ancora alle fasi iniziali. Solo ipotesi sulla collocazione dell'acropoli, che aspetta di essere trovata. La città dà nome alla zona, infatti stiamo per arrivare a Termini Imerese, fondata dagli scampati al massacro del V secolo a.C.









Il tracciato di una vecchia ferrovia, pavimentata in cemento, ci porta fino alla zona industriale di Termini.









Una interminabile strada, lambisce la centrale elettrica dell'Enel con un oleodotto, per scaricare le petroliere, che arriva lontano in mezzo al mare, quasi un ponte con sola andata.









Pranzo, per la "gioia" di Cri, in un ristorante di pesce. Cerco una strada alternativa alla 113 in quanto si inerpica fino in cima al paese e vorrei evitarlo passando lungo costa. I ciclisti presenti in ristorante mi convincono a non tentare strade diverse dalla 113. Ci mettiamo il cuore in pace e su.









Proseguendo la strada, che è un saliscendi continuo, incontriamo il bellissimo ponte San Leonardo, del 1600. Poggia da un lato nella rupe di Patare e dall'altro sopra gli avanzi solidissimi di un antico ponte, presumibilmente d' epoca romana. Passiamo vicino ad alcune torri di avvistamento su punti strategici a picco sul mare. Arrivare a torre delle Mandre a capo Crosso bisogna spingere bene sui pedali, peccato che, come molte altre, queste costruzioni siano di proprietà privata e pertanto non visitabili. Erroneamente questa torre viene chiamata normanna. Più correttamente bisognerebbe definirla aragonese essendo stata costruita nel XVI secolo.













La discesa verso Solanto, mette nuovamente in evidenza la difficoltà e la pericolosità a cui va incontro Cri con i freni in quelle condizioni, domani devo trovare una soluzione. Arriviamo a Solanto. Una meraviglia, sia la sistemazione in hotel, sia il paesaggio che da questo possiamo godere. Una serie di terrazze, digradanti verso il mare, con piscine e giardini curatissimi, per arrivare alla riva costituita da massi.









Sullo sfondo Porticello con Capo Zafferano, in un mare che, dopo alcuni giorni, vediamo più queto, anche se non ancora del tutto. Anche oggi 59 chilometri e 350 metri di dislivello.









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