Camere d'aria 2020, Tappa 12. Selinunte-Seccagrande







Dodicesima e penultima tappa del nostro viaggio. Sveglia all’alba, ma sicuramente molti voi si sono svegliati prima di me, pertanto nulla di eroico in questa stagione. Dopo un inutile tentativo di reperire soldi dalla macchinetta giù al porto, pago con il bancomat normalmente, stamattina funzionava, chissà  come mai? Ho impostato la navigazione su strade alternative, in quanto sulla statale ho visto delle gallerie e so che Cri le teme.






Giriamo nei dintorni di Selinunte alla ricerca del passaggio segnato sulla traccia. La traccia passa attraverso una proprietà privata, protetta dai dei cani vaganti in mezzo al cancello. Fermiamo un indigeno che ci dice che è tutto aperto in quanto non c’è più nessuno in vacanza e pertanto i cancelli sono aperti. Prendiamo la discesa, passiamo per il primo cancello con circospezione, i cani rimangono fermi, fortunatamente! Passiamo il secondo cancello e siamo fuori.










Prendiamo la vecchia strada provinciale 56 che passa più bassa rispetto alla statale, rarissime auto vi passano. Il paesaggio talmente agreste che allo svoltare di una curva siamo in coda ad un gregge di pecore. Non sono molte, penso 200. Occupano interamente la strada.  Cri comincia a mugugnare: “ Ma non vorrai superarle? Spero!” Ma il pastore ci vede, grida un comando secco. Le pecore, tutte,si spostano a destra, occupando meno di metà carreggiata. Si stringono talmente tanto tra di loro che sembrano appiattirsi. Passiamo, nessuna pecora si scompone o si spaventa, restano a lato senza perdere la posizione. Quando finiamo di superarle e salutato anche il pastore, questi emette un altro comando ed immediatamente le pecore ritornano a occupare interamente la strada.






Proseguiamo per molti chilometri in direzione Sciacca, con continui saliscendi. Siamo nel territorio di Menfi. Costeggiamo filari di eucalipti, poderi coltivati a vite e altri ad olive o ad agrumi. La strada è  di una bellezza superba, chilometri di assoluta pulizia, nessun deposito di immondizie lungo la strada, nessuna cartaccia, bottiglia o altro.









Al bivio per Porto Palo vediamo una ciclabile, ma non capiamo dove possa portare. Dopo qualche chilometro, ritroviamo la pista, e vediamo che scende verso il mare dove stiamo andando noi. La prendiamo, alla faccia della traccia Gsp e alle mappe, sia gratuite che a pagamento che non la riportano. Stupenda, asfaltata, con palizzata in legno. Il casello diroccato ci fa capire che si tratta di una vecchia ferrovia dismessa Castelvetrano - Agrigento. Sulla sinistra delle costruzioni, tipo ecomostri, pochi terminati, altri solo a livello di scheletri. Arriviamo al mare. Una lunghissima spiaggia di sabbia con un camper e un’auto. E’ la spiaggia di Giache bianche. La sede della ferrovia asfaltata finisce, e prosegue da asfaltare lungo un viale di eucalipto. Prosegue per circa un chilometro, ogni tanto affiorano i binari. Termina dove ricompaiono anche le traversine ma anche tanti arbusti invalicabili. Qui incontriamo due signori di Stoccarda che stanno facendo anche loro il giro della Sicilia,  ma in ebike. Sfodero il mio perfetto inglese oxfordiano. Ripartono loro e dopo la soluzione di un piccolo problema tecnico maschile e femminile, li ritroviamo a ridosso di un cancello che sbarra la strada ed impedisce di entrare in strada provinciale. Ci diamo una mano passando le sacche e le bici a fianco del cancello e riprendiamo la strada, che essendo in salita, fa sì  che dopo pochi minuti i due tedeschi non siano più da noi raggiungibili.









Passiamo San Marco senza trovare alcun ristorante o supermarket. È  un periodo veramente difficile a livello turistico, ormai è tutto chiuso. La fame si fa sentire e l’acqua è terminata. Dobbiamo aspettare di entrare in Sciacca per trovare un negozio. Ci fermiamo, acqua, pane e frutta. Ci rifocilliamo e riprendiamo la ricerca anche di un bancomat. Siamo al porto e vediamo che tutti i bancomat sono in centro, unico problema la salita. Garmin segna 15%, si scende e si spinge l’unico tratto, poche decine di metri, in cui abbiamo spinto. Cri si ferma su di una balconata sul mare e si riposa, io continuo la salita a piedi per le stradine di Sciacca.













In centro trovo uno sportello, e approfitto per scattare alcune foto del centro storico. Ritorno alla balconata, ma non posso lasciare Sciacca senza scendere alla spiaggia e fotografare i faraglioni e l’arco di roccia. Poi però bisogna affrontare tutto il 15 % con spinta a mano delle bici. Sempre per strade secondarie, a fianco della statale 115, passiamo vicino al dolmen di Sciacca. Ho fatto delle foto a delle mura ciclopiche, ma onestamente non credo fosse il dolmen, forse era più lontano, peccato. Il gps  ci manda continuamente fuori strada e  ci fa perdere tempo. Decidiamo di abbandonare ogni indugio e di fare gli ultimi 15 chilometri sulla statale 115. Ascoltando poi gli indigeni, ammettono anche loro la difficoltà di rapportarsi con mappe e telefonini e gps.









Infatti stasera sono senza collegamento internet, sempre che non voglia passare la notte sulla collina con il telefono a cercare campo. Scendiamo verso Seccagrande, dove non c’è nulla, è praticamente tutto chiuso, niente supermercato, solo un tabaccaio che vende alcune brioche confezionate e dei succhi di frutta. Un unico ristorante, in cima alla collina, nessun hotel aperto, neanche B&B, troviamo un appartamento, non è proprio quello che avremmo desiderato, tentiamo di accontentarci.









Tutti questi disagi sono compensati da un mare incredibile, su una spiaggia di ciottoli, di essere veramente in un luogo fuori dal mondo, tanto che alcune persone ci chiedono come abbiamo fatto ad arrivare qui. In riva al mare si pesca con le reti. Domani ultima pedalata, verso Scala dei turchi e Agrigento. Intanto oggi 63 km e 552 metri di dislivello.

















[youtube https://www.youtube.com/watch?v=zwjTCoQWDXg&w=560&h=315]



Qui sotto il file GPS https://drive.google.com/file/d/14QgS6Eob2gsjczVAQcepJburm9TBRht1/view?usp=sharing


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