Camere d'aria 2020.Tappa 13 e ultima. Seccagrande - Scala dei turchi






 













Tredicesima e ultima tappa. Effettivamente la collocazione di questa notte è stata abbastanza di fortuna, anche se, tutto sommato, avremmo dormito bene, se non fosse stato per le zanzare che ci hanno perseguitato nonostante l'insetticida e nonostante il canto di un assiolo che mi hai svegliato alle 4. Sono le 7 e l'unico pensiero è quello di  trovare un posto da dove poter trasmettere quello che ho scritto stanotte, i miei amici non sanno cosa è successo ieri, come faranno a vivere? Salgo la collina fino in cima, e qui il cellulare macina un po'.













Dopo svariati tentativi,  il messaggio di WordPress parte. Scendo seguito da un cagnolone, di quelli che girano liberi per le strade, cucciolone e coccolone che non aspetta altro che gli dia qualcosa da mangiare. L'unica cosa che abbiamo da mangiare è un pezzo di pane ma ovviamente un cane anche se affamato lo disdegna.









Partiamo, è la nostra ultima pedalata in camere d'aria 2020. Tappa intermedia Eraclea Minoa,  città fondata da Selinunte sempre nell’ormai celebre sesto secolo avanti Cristo. Circa 8 km sulla strada statale 115, giriamo per Eraclea Minoa su una strada secondaria. Siamo ai bordi della valle del fiume Platano. Verde vallata, ricoperta di piantagioni di agrumi e di ulivi che degrada verso il mare.









Man mano che saliamo la collina di Eraclea Minoa, il paesaggio diventa sempre più interessante, e il mare sullo sfondo è di un blu intensissimo e verso la riva, in prossimità dell'estuario del Platani,  di uno smeraldo incredibile, dovuto al riflettersi nell'acqua della foresta della riserva. L'arrivo a Eraclea Minoa rappresenta anche il primo punto di incontro con le scogliere e le colline bianchissime della zona, costituite da una pietra morbida e fragilissima come fosse talco. Entriamo nel sito archeologico e la prima cosa che si incontra è il teatro. Per prevenire l'erosione degli agenti atmosferici, il teatro è stato coperto da una specie di tettoia con delle grondaie per fare in modo che l'acqua scorra via, tentando così di contenere la sua opera di erosione e distruzione.









Dopo aver scattato qualche foto, l'occhio non poteva non essere richiamato da un gregge di pecore che stazionavano appena sotto il teatro, in prossimità delle case romane. Una visione agreste che richiamava alla memoria il famoso intervallo con le pecore e i resti di un tempio di Agrigento o di Paestum. Chiaramente chi è giovane non può ricordare queste cose. Per noi era uno spettacolo, per i guardiani o meglio le guardiane del sito, un disastro. Una si è improvvisata pastora e in qualche modo è riuscita a portare fuori per il cancello le pecore.









Vedo un'altra costruzione, proprio sulla cima della collina e chiedo se fosse qualcosa di archeologicamente importante: “è un bunker della Seconda Guerra Mondiale e dalla cima si può godere di un panorama unico a 360°”. Salgo, seguito da Cristina e scattiamo alcune foto del mare, dei paesi lontani e già cominciamo a intravedere la nostra meta finale verso est. Lasciamo Eraclea Minoa e poco sopra alla collina un segnale ci indica un percorso ciclabile, con l’indicazione della lunghezza per raggiungere il paese di Montallegro: 5 km e mezzo, però con un chilometro e 300 metri da asfaltare e alcuni tratti da spingere, in quanto è impossibile rimanere in sella. Guardo Cri, non lo facciamo no, ma chi è che non ce lo fa fare? Imbocchiamo senza altre esitazioni la strada e abbiamo fatto bene. Il paesaggio cambia completamente, la strada non è per niente difficoltosa, solo un piccolissimo pezzo, forse meno di 100 metri, in cui abbiamo dovuto spingere la bicicletta. Qui il paesaggio e le rocce sono completamente diversi, vorrei quasi osare dire granito.









Tutte le rocce in superficie hanno delle macchioline di quarzo simili a lapislazzuli, che risplendono al sole e anche nei sassolini per terra è facile trovare dei pezzettini di quarzo. Figuriamoci Cri,  che per lei i sassolini sono una passione, tutta intenta a scegliere quale sassolini portarsi via. Saliscendi continui fino ad arrivare al paese di Montallegro, qui ci concediamo la pausa pranzo in una trattoria. Dopo pranzato riprendiamo la nostra marcia, sempre cercando di evitare la strada statale 115, se possibile. Incontriamo un addetto all’acquedotto che ci dice che è possibile andare verso Agrigento evitando la 115,  ma che dobbiamo percorre una strada vietata, in quanto un ponte è sbarrato, ma che dovremmo far superare alla bicicletta uno sbarramento. Fuori dal paese di Montallegro ecco la strada vietata,  la prendiamo. Indicazione chiusa al km 1,1 per 300 m. Continuiamo per molti chilometri e la domanda è sempre la stessa: e se poi dobbiamo tornare indietro? Cerchiamo di convincerci che al limite ci sarà da superare la scarpatina che ci divide dalla strada statale 115 che, in alcuni punti,  corre a fianco, se così fosse, dovremmo fare le gallerie.









Ecco l’ennesimo scollinamento, davanti uno spettacolo incredibile, delle balze alte a forma di zuccotto  davanti ai nostri occhi. Lì vicino una riserva e una casa di accoglienza visitatori del WWF. Non abbiamo visto alcuna indicazione precedentemente, non sappiamo come possa essere trovata una riserva senza alcuna indicazione sulle strade.









Continuiamo a scendere finché ci rendiamo conto che stiamo arrivando in un imbuto, proprio in mezzo fra le due montagne che avevamo visto prima. Arriviamo ad un ponte con due guard rail che sbarrano completamente la strada, uno prima e uno dopo il ponte. Mariacristina capisce subito uno dei vantaggi di aver un uomo che s’impegna tutti i giorni in palestra e ne è felice. Prendo le bici, le sollevo e le passo di là, direttamente con tutta la loro trentina di kg. Passiamo sopra il ponte, piuttosto malconcio, ma che non sembra pericolante nella struttura, ma  solo mancante dei paletti laterali per il parapetto. Ripeto l'operazione scavalcamento guard rail dall'altro lato. Qui è sicuramente un po' più alto e una manina deve metterla anche Cristina. 50 metri più in là c'è la nuova strada che dobbiamo prendere e che passa per Siculiana. Anche qui continuiamo a mantenere a distanza la strada statale 115. Incrociamo nuovamente la ferrovia dismessa, sopra la massicciata si vedono chiaramente i binari e  il casello di un passaggio a livello. Altri saliscendi, anche abbastanza impegnativi come pendenza e su uno di questi, veniamo raggiunti e superati da un giovane ragazzo africano. Vediamo che non capisce l'italiano e in inglese gli diciamo che lui è giovane, e si mette a ridere in assenso e ci saluta.













Ormai siamo vicini alla nostra meta e giunti su una sommità a picco sul mare, vediamo la sua bianca scogliera: La Scala dei Turchi! Facciamo le nostre prime foto di rito e poi ci fermiamo ad un bar per brindare con le bollicine della coca-cola al nostro successo, per la nostra meta raggiunta. Poco distante c'è il nostro hotel, che raggiungiamo. Essendo oramai ora di tramonto, ci mettiamo degli abiti più comodi, rispetto alle tute da bici e scendiamo in spiaggia.









Percorriamo i 2 km e mezzo della ampia spiaggia che arriva alla Scala dei Turchi. Vediamo il sole che, man mano che procediamo, cala verso il mare e giungiamo alla Scala dei Turchi 5 minuti prima dello splash del sole nel mare. Sicuramente il luogo è ideale per infondere un senso di impotenza verso la bellezza della natura. Il sole scende in mezzo al mare e illumina parte della scogliera bianchissima, facendole cambiare colore.













La Scogliera è stata in mezzo a molte polemiche ultimamente, per il comportamento sconsiderato di molte persone. Come dicevo prima, è un luogo fragilissimo. La pietra  della scogliera si disgrega facilmente tanto appunto che qualcuno riusciva tranquillamente a piantarvi l'ombrellone.









Ritengo sia una cosa giusta l’averla chiusa e non permettere più ad alcuno di passare sopra, anche se questa sera abbiamo assistito all'escursione di 4 ragazzi sopra di essa durata circa un minuto, bravata da ragazzi. Ora che il sole è calato completamente,  tutti stanno abbandonando la spiaggia.













Noi ci fermiamo, contempliamo, ci gustiamo il momento tutto nostro. La bellezza della meta raggiunta, con lo spettacolo che ci aspettavamo. Poteva piovere o essere nuvolo, poteva essere qualsiasi altra cosa e invece tutto è perfetto come diretto da un grande regista, cosa possiamo chiedere di più da questo viaggio?  Possiamo così fare le ultime fotografie indisturbati, siamo soli . Rientriamo verso l'hotel nel buio quasi assoluto della spiaggia, a volte camminando all’indietro per vedere il continuo cambiare dei colori all’orizzonte, del nero stellato che da est avanza fino a coprire l’ultima tenue luce dell’ovest. Oggi 41 chilometri e 592 metri di dislivello













[youtube https://www.youtube.com/watch?v=68JSyqCT-7Q&w=560&h=315]







Qui sotto il link al file GPS https://drive.google.com/file/d/1TomWhbmCpG2yJ65bCkg41ZNd4OYLp0Cu/view?usp=sharing


Commenti

  1. Grazie Paolo e Crustina mi avete fatto vedere cose che sicuramente non vedrò mai nonostante sia siciliana. Non sarei capace fisicamente di arrivare in bici dove siete arrivati voi.
    Alcune foto,invece, mi hanno fatto rivivere dei momenti indimenticabili.
    Buon rientro!
    Josella

    RispondiElimina
  2. Ciao Josi, sì la Sicilia è bella e la bici è il modo migliore per gustarla, in tutti i sensi , anche quello del palato!!! Ci sono molti modi di viaggiare in bici, il nostro con le sacche, pertanto lineare, congiungere due posti lontani in un viaggio. Oppure quello a raggiera. Si arriva in un posto e si fa campo base, si fanno delle escursioni giornaliere, ritornano al punto di partenza alla sera. Questa soluzione ti permette di non trasportare i bagagli nelle escursioni e puoi arrivare in auto nella base che hai deciso. Ad esempio: base a Messina 4 giorni di giri, base a Palermo, 4 giorni, base a Trapani, base ad Agrigento. Pensaci!!!

    RispondiElimina

Posta un commento

Post più popolari