Camere d'aria 2021. Sicilia orientale. Quarta tappa

Sono su questa spiaggia solitaria che cammino e osservo l'orizzonte. L'attesa è per l'apparire dei primi raggi di sole, anche se l'orizzonte è coperto di nubi. Un attimo e vedo apparire il mezzo cerchio del sole, nitido, in tutto il suo colore rosso acceso. Poi sparisce, lasciando l'orizzonte illuminato, e lui celato dietro le nubi.

Mi volto verso nord alla ricerca del profilo del monte Etna, sperando di poter vedere il pennacchio che porta in questi giorni. La foschia impedisce di arrivare a vedere così lontano, si intravvede il profilo del vulcano, ma non lo si distingue in maniera nitida, resta qualcosa di etereo, quasi un irreale miraggio.

Alla luce dei primi raggi di sole, radenti sul mare, le piccole conchiglie di telline sul bagnasciuga sembrano tanti piccoli cristalli che brillano, incastonate nel verde delle alghe portate dalle onde sulla spiaggia.

Dei pivieri cercano cibo sul bagnasciuga, dove battono forte anche stamattina le onde. Camminano in fretta e si guardano bene attorno, che la mia presenza non diventi un pericolo. Al troppo avvicinarmi prendono il volo.

Alle 10 partiamo e subito si presenta una bella salita, di un centinaio di metri in altitudine, forse anche di più, che ci porta su un altopiano dove corre la strada statale 114.

La nostra prima meta è il fiordo di Brucoli, a circa 15 km. Arriviamo e la prima cosa che ci accoglie è il castello con davanti il faro, tutte cose ormai private e non fruibili dai comuni mortali come noi. Mi affaccio sul fiordo, quello che ci accoglie è un ritmo di danze latine, per la ginnastica mattutina di chi alloggia nel resort signorile dall'altra parte del fiordo. Qualche foto e via immediatamente, non è posto per noi.

Per arrivare Siracusa la strada è ancora lunga circa 50 km ed è una strada assolutamente di sofferenza. Non tanto per la lunghezza, ma per il tipo di paesaggio che siamo costretti a subire. Saltiamo a pié pari Augusta, ma non possiamo evitare di passare attraverso Priolo. Un susseguirsi di raffinerie, cisterne, contenitori, tubi, che corrono dappertutto, quanto di peggio si possa sperare di vedere in una vacanza. Non voglio essere retorico, in quanto sappiamo benissimo che con le nostre auto abbiamo bisogno di questo tipo di industrie, però posso immaginare che la vita non sia semplice per chi abita in queste zone. Mi sento di accomunare questa zona a quella di Taranto, dell'Italsider, così ancora chiamata, che tanto ha deturpato quella bella città.

Unica nota positiva il passaggio per le saline di Priolo, anche se non abbiamo potuto visitare la penisola finale, dove c'è un antico insediamento, in quanto il passaggio è ostruito da delle barriere che lasciavano solamente entrare una persona a piedi. Non avevamo assolutamente nessuna voglia di lasciare le biciclette incustodite, proseguiamo. Ultimo pezzo di strada statale 114, fino a giungere nei pressi di Siracusa.

Grazie alle informazioni raccolte prima del viaggio cerco  una pista ciclabile. Vuoi direte, al sud una pista ciclabile? Sì, una ciclabile favolosa,banche se non asfaltata e tanto meno indicata. Per trovarla siamo costretti a chiedere informazioni al centro smistamento delle immondizie di Siracusa. La ciclabile inizia con 2 massi che ne impediscono l'accesso a chiunque e pertanto nessuno la può vedere. Il tracciato di una vecchia ferrovia, che passa circa 20 metri sopra il mare, costeggia un promontorio che arriva praticamente nel centro di Siracusa, quasi ad Ortigia. Lo spettacolo naturale di calette e Valloni, scogli e faraglioni, senza e con archi che lasciano intravvedere il mare blu intenso. Rispetto a ieri notiamo il cambiamento completo del tipo di roccia, da quella lavica nera di Acitrezza e Acicastello, a una pietra giallo pallida, quasi calcarea qui a Siracusa. Arriviamo ad Ortigia, proprio nel cuore dell'isola, all'hotel, Domus Mariae.

Ora siamo sulla terrazza, dove io e Cristina stiamo rilassando i nostri muscoli dopo i 64 km di oggi, cullati dal rumore  delle onde che si infrangono qui sotto. A domani.


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