Camere d'aria 2021. Sicilia orientale. Ottava tappa.

La scelta della camera ieri sera è stata un po' perigliosa. Arrivati all'hotel prenotato, ci danno una prima camera. Entrando, sento subito un fischio e dico fra me e me: ma cosa c'è, un assiolo all'interno della camera? Sento che proviene dal bagno e avviso subito il responsabile che tenta di ripararlo inutilmente. Passiamo al secondo alloggio, quello a fianco, ma chiaramente il sibilo si sente anche in quella stanza, proviamo un terzo e fino al quarto, che accettiamo anche se, a quattro stanze di distanza, anche se, tenue, si sente ancora il sibilo. La camera è abbastanza spartana e il letto è chiaramente stato usato da persone molto pesanti, per dirla alla veneta, è sfondato. Chissà perché, ma stamattina mi sono svegliato un'ora dopo il solito, ho dormito meglio. Mi alzo e prendo la bici, stamattina. Mi reco a vedere i luoghi di Montalbano, ora solitari e mi rendo assolutamente conto della grande cavolata che sto facendo.

Un ristorante sulla spiaggia colorato di giallo e blu, e già qui mia sorella avrebbe da ridire, e una balaustra di una casa, e tutti qui a vedere queste due cose quando neanche sapevano dell'esistenza di questo paese. Paese che, nelle sue vicinanze e più esattamente alla frazione di Kaucana o per meglio dire Anticaglie, meriterebbe considerazione migliore di questi due luoghi-totem moderni. Infatti è una zona archeologica, che si è conservata relativamente bene, di periodo tardo antico, vale a dire dall'editto di Costantino 313, alla caduta dell'Impero Romano d'Occidente 476. Questo luogo era  il porto di Kaucana, nominato nelle note degli antichi. È rimasto completamente abbandonato e sommerso da montagne di sabbia, fino a che, alla fine degli anni cinquanta, qualcuno  ha cominciato a costruire casette di villeggiatura. Sono state trovate circa 30 case e 1 chiesa e poste in salvo. Ma, le case tutte intorno, sono state costruite praticamente sopra resti antichi, fa qui Anticaglie, e in giardino molte di loro hanno dei resti di quasi 2000 anni fa. Il parco archeologico, non essendo molto conosciuto, è chiuso, posso fare solo delle foto da fuori della recinzione. Ma la cosa più interessante è che, facendo la strada del lungomare, nel lato a mare, ci sono notevoli resti di abitazioni e in mezzo al mare anche parte di un porto semisommerso, che si vede chiaramente dall'alto della strada. Commento con il gestore dell'hotel che Kaucana ha un tesoro che rimarrà per sempre nei tempi, mentr viene valorizzato un tesoro effimero di cui, fra qualche anno, nessuno ricorderà più nulla  Partiamo alla volta di Gela, nostra meta della giornata. Prima tappa a Punta Braccetto, dove tentiamo un passaggio su sterrato per raggiungere la riserva di Randello. Impossibile troppa sabbia. Prima di  ritornare sui nostri passi, facciamo delle  foto al mare che si infrange sulla scogliera. Sullo sfondo l'insenatura completamente solitaria  della riserva  con una spiaggia bellissima. La strada è un continuo saliscendi rimanendo però lontano dal mare. È qui che vediamo l'indicazione per il  resort Kamarina, dove abbiamo passato nel 2016 dei giorni per il convegno annuale degli orchidofili del giros. Una salita bella tosta che ci fa perdere completamente il fiato. Allo scollinamento troviamo la zona archeologica di Kamarina, ovviamente chiusa, non sappiamo se a causa del covid-19 o a causa di difficoltà organizzative. Scattiamo qualche foto, anche qui sperando di aver beccato in una di queste,  i resti del tempio di Minerva, che a quanto sembra, è l'unica cosa veramente importante da vedere. Se la salita era estremamente ripida, la discesa lo è ancor di più, tanto da farci ricredere e pensare di essere stati fortunati di essere saliti per quel versante della collina. È una picchiata che ci fa arrivare sul lungomare di Scoglitti, attraversando un piccolo ponticello con un fiumiciattolo che sfocia direttamente in mare, dove uno stormo di gabbiani fanno il loro compito di spazzini del mare. A Scoglitti Cri ha un'ottima idea, prendere un ghiacciolo. Ma perché non ci avevamo mai pensato prima? Infatti il ghiacciolo ci dà energie e ci rinfresca non poco. Per fortuna, in quanto da qui in avanti sarà una peripezia unica. Praticamente 30 km di strada sempre su e giù, su e giù, immersi in mezzo a serre di melanzane, carciofi, pomodori ed altri tipi di verdure, praticamente siamo nell'orto d'Italia. Ma per noi, che lo passiamo in bicicletta, e qui mi scuso con Dino per la buffa citazione, il deserto dei teloni. Ah non ho sbagliato, teloni, con la Elle! In verità ad Acate, verso il trentesimo km, un ristorante lo avevamo anche trovato, mi sembra Carnazzo, e ci sembrava la salvezza. Certo che  di carne ce n'era di tutti i tipi e guardati bene in faccia gli avventori, e soprattutto le avventrici, dopo aver messo il piede sul primo gradino, ho ben pensato che, entrare lì, il minimo della pena era una malattia esantematica. Veloce dietrofront salutando il titolare del camioncino che vendeva di tutto e di più ai lati della strada, e proseguiamo, rinvigoriti per lo scampato pericolo. Ma il caldo è soffocante oggi ed è l'1:30. Google ci invita a prendere una strada sulla sinistra, ci fidiamo, come tante altre volte, ma onestamente bisognerebbe non farlo, in quanto l'applicazione per bicicletta non è sicuramente ancora all'altezza di quello che dovrebbe essere. Ci fa prendere una strada secondaria allungando il percorso verso Gela, e facendoci passare per una strada deserta con ai bordi una infinità di serre. Unica nota positiva il poter vedere da lontano la riserva del lago Biviere, dove volteggiano maestose alcune coppie di falchi. Usciamo nuovamente sulla strada provinciale che avevamo abbandonato  e ci fermiamo all'ombra di alcune palme completamente annerite da un incendio, ma oggi sono ancora servite per farci ombra. Proseguiamo e ormai siamo a 10 km da Gela e troviamo una colonna piuttosto lunga di automezzi e pensiamo subito ci possa essere un incidente più avanti. Niente di tutto ciò, era il giro di Sicilia in bicicletta che passava e il traffico era bloccato. Sorpassiamo tutti gli automezzi sulla sinistra e mentre stanno arrivando i corridori, Cri si accorge di un bar sulla destra, e chissenefrega dei corridori? Ho poco tempo e troppa fame! Dentro subito, immediatamente. Si pranza nonostante siano quasi le 3. Si mangia quello che c'è, va bene tutto. Tre gatti ci circondano ignari delle nostre origini vicentine, e fanno bene, Cristina gli rimpinza di prosciutto crudo. Dopo aver mangiato e soprattutto bevuto acqua, riprendiamo la strada verso Gela con i 5 km più pericolosi finora percorsi. La strada è stretta e senza la possibilità di viaggiare fuori della linea bianca che delimita la carreggiata. Saliamo su per la collina di Gela e arriviamo all'hotel Archeo, che devo dire è proprio bello e questa sera ci sta proprio tutto. A domani.


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