Camere d'aria 2021. Sicilia orientale. Quinta tappa.



Tante cose da fare oggi, visitare Siracusa Ortigia e poi il parco Neapolis Siracusa antica. Tutto in mezza giornate e poi fare i 36 chilometri che servono per arrivare a lido di Noto.

La giornata, già dalla mattina presto, si pronuncia calda. Alle 6:30 non occorre certo la felpa  o altro e dopo mezz'ora di cammino per Ortigia, sono già bello sudato.

Però prima devo raccontare delle esperienza di ieri sera di Siracusa.  Vista di notte è un gioiello, non c'è alcun dubbio, illuminata in modo perfetto, atto a far  risaltare i suoi monumenti, che sono una infinità. Consigliati dalla concierge del Domus Mariae benessere, abbiamo cenato in un ristorante alle collegiate, comettendo però, un evidente errore di valutazione.


Abbiamo ordinato primo, secondo e dolce, pensando che non avremmo avuto nessuna difficoltà a mangiare tutto con i chilometri che avevamo fatto ieri. Nulla di più sbagliato, le porzioni siciliane sono di una vastità come il mare che ho davanti in questo momento. Inoltre le trofie con lo spada in crosta di mandorle con la menta piperita all'interno, e il trancio di tonno sempre alle mandorle, erano un qualcosa di mostruosamente buono, come fai ad avanzare?  Il cameriere naturalmente, ha insistito talmente tanto perché prendessi anche un dolce, che non ho potuto resistere. Cannolo siciliano scomposto. Io pensavo al solito cannolo piccolino, figuriamoci era sufficiente per un reggimento di alpini. Ovviamente non ho lasciato nulla sul piatto, però la notte qualche rantolo proveniva dal mio addome. 

La piazza della cattedrale di Siracusa, con tutti i suoi monumenti, può mettere in ombra intere altre città. Difficile elencare tutti i monumenti, lo speciale  è l'insieme di come la città si presenta, di come la pietra bianca, simile a quella di Vicenza, anche se in verità un po' più giallina, con le luci adeguate, faccia risaltare una città piena di candore e calore. 

Cerco l'alba, ma stamattina il sole non si fa vedere, l'orizzonte è pieno di nubi. Comincio il mio giro per Ortigia.  Cammino per il lungomare e vedo in lontananza il castello di Maniace. Nessuno possibilità di entrare a causa della servitù militare. La fonte di Aretusa è una vera sorpresa. Una fonte in riva al mare, una piccola vasca circolare con all'interno papiri e papere. Poi la visita alla cattedrale e al suo lato nord molto più simile ad un castello che è una chiesa. Santa Lucia è tornata a casa, recita un poster, mi sembra doveroso farle visita.


Giro Ortigia senza meta e con la macchina fotografica sempre pronta a scattare angoli e chiese. Diciamo sempre che Vicenza è piena di chiese, ma la Sicilia e  Siracusa, ne sono veramente zeppe. Si vede chiaramente un'opera continua di restauro e recupero di vecchi monumenti, anche se ancora molto è da fare, ma la strada intrapresa è veramente buona. Arrivo al tempio di Apollo,  scato le ultime foto prima di rientrare all'hotel, non senza passare prima per il coloratissimo mercato. Una sbirciata alle tenebrose prigioni borboniche. La colazione è stata molto suggestiva e particolare.Entriamo nella sala colazioni. Il silenzio è irreale, da refettorio di un monastero di clausura. Sempre parlando sottovoce, la cameriera ci  serve la colazione, ma ad un certo punto ci scappa da ridere rompendo l'atmosfera di raccoglimento. La musica di sottofondo era composta da canti di chiesa che solitamente vengono usati durante i funerali. Uno più superstizioso, una toccatina se la sarebbe fatta. Certo come colazione la ricorderemo per un bel po'. Carichiamo le bici e via verso Neapoli, ovvero la città antica di Siracusa. Ci destreggiamo in mezzo al traffico di Siracusa servendoci  per un bel pezzo di una pista ciclabile. Entriamo nella zona archeologica e seguiamo i percorsi indicati e per prima cosa ci imbattiamo in un albero gigantesco detto ficus delle pagode che  cresce all'interno delle latomie, vale a dire delle Grotte scavate nel passato, proprio per ricavare la i pietra con cui poi venne costruita la città di Siracusa. La caratteristica di questo albero, oltre a essere secoli di vita, è che le radici, scendendo dai rami, entrano nel terreno e interrandosi fanno  da piolo di sostegno per i rami grandi. Le latomie erano usate come prigioni e zone di tortura ed esecuzioni per i condannati. Poi ci dirigiamo verso la tomba di Archimede, ma non è altro che una inumazione di periodo romano Imperiale e pertanto non può essere la tomba di Archimede. Questa fu ritrovata, circa dopo 150 anni dalla scomparsa di Archimede, da Cicerone e ne ha dato indicazioni nei suoi scritti, ma nonostante ciò, nessuno è più riuscito a ritrovarne il luogo esatto.

Continuiamo visitando le grotte di salnitro, e la grotta dei cordari e l'Orecchio di Dioniso. Queste sono delle cavità naturali o scavate, dalle quali si ricavano sempre le pietre per Siracusa.

La grotta dei cordari è stata riaperta qualche settimana fa per tanto vi possiamo dare delle fotografie quasi in anteprima. Tutti ovviamente aspettano l'Orecchio di Dioniso per provare gli effetti sonori al suo interno. Si racconta che Dionisio I, tiranno di Siracusa, usasse questa grotta per ascoltare cosa i condannati e i prigionieri dicessero fra di loro.



Poi saliamo al teatro greco, passando per la via Dei sepolcri, che sulla sinistra ha la casa dei mugnai. Una volta esistevano dei sistemi di mulini per macinare il grano, oggi completamente scomparsi, però la casa è rimasta e domina praticamente il teatro greco di Siracusa. Sulla sommità del monte Tellero, una fonte con una grande vasca.



L'acqua esce dalla roccia con grande effetto scenigrafico realizzato sfruttando la derivazione dell'acquedotto. Il teatro è immenso, si parla di quasi 140 m di diametro con inizialmente 67 ordini di gradini Attualmente si può solo osservarlo dall'alto o leggermente di fianco. Difficile parlare di costruzione, in quanto il teatro è stato scavato più che costruito, usufruendo la balza del Monte.

La magnificenza dell'anfiteatro Romano fa da contraltare a quello Greco anche se ci sono circa 600 anni di differenza tra l'uno e l'altro. Anche  gli scopi dei due manufatti erano decisamente diversi fra di loro, nel primo arte e cultura, nel secondo lotte e sangue. Avvertiamo, essendo mezzogiorno e mezzo, di essere cotti a puntino, e la giornata è solo all'inizio. Dopo un pasto veloce e una gran bevuta di acqua, cominciamo a pedalare verso lido di Noto.

Siamo quasi sempre vicino al mare e su strade abbastanza poco trafficate.  Ci colpisce particolarmente il lido di Avola, ben tenuto e colorato. Quasi all'hotel, incontriano una vecchia ferrovia che corre parallela alla strada, ma completamente ricoperta di cipressi: binario morto, la battuta di Cri. Dopo tre ore arriviamo a Lido di Noto,al nostro hotel per questa sera, Hotel Jonio. A domani.


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